8 ottobre 2009

Edvige Ricci ed altri.. (Pescara) - A tutti quelli che, come noi, cominciano a soffrire di asfissia politica …

Ci pare sia avvenuta, in politica, una mutazione genetica.
Non vogliamo tanto discutere, in questo momento, del come e del perché.La registriamo e basta. In particolare, constatiamo che i partiti, aldilà della condivisione dei diversi progetti, paiono ave rsmarrito il senso che gli era stato riconosciuto dalla collettività e dalla Costituzione. Registriamo quindi uno scollamento enorme, un distacco quasi fisico tra il luogo da noi abitato -società ricchissima di competenze, sfaccettature, problemi, desideri, progettualità, speranze e delusioni - e quello della rappresentanza, sia istituzionale che politica. Il ruolo dei partiti – intesi come aggregazione politico culturale di mediazione e scambio fra rappresentati e rappresentanti e come luogo di formazione di classi mediamente dirigenti – è svuotato.
Il ruolo delle istituzioni, spesso, fuorviato e autoreferenziale. Sia all’interno dei partiti che a livello istituzionale la politica ha intrapreso con decisione un processo antidemocratico di centralizzazione drastica dei poteri e di isolamento dalle istanze popolari e di base, di chiusura verso i cittadini, verso le nuove idee e verso le positive esperienze nel sociale:
la composizione del Parlamento è oramai decisa da poche persone ai vertici, che“designano” i deputati; così come giunte e dirigenti amministrativi locali (gli assessori negli Enti Locali sono scelti o fra i cosiddetti dirigenti di partito o tra i più fedeli esecutori delle volontà diquesti); fondamentali istanze sociali ed ambientali sono oramai state collocate completamente al di fuori delle agende politiche e dei programmi.

Disorienta, pertanto, l’occupazione anche delle cariche negli Enti scientifici, ospedali, aziende dei trasporti, ove dovrebbe vigere il criterio esclusivo delle capacità e delle professionalità. E poiché la cooptazione ha invaso anche il mondo più umile del lavoro, risorse intellettuali di intere generazioni di giovani sono così escluse – se non inserite nella logica dei gruppi di potere – dalla gestione della cosa pubblica, il cui scadimento ed inefficienza crescono in maniera preoccupante. A ragionare sulla “polverizzazione” di questa rappresentanza, ci pare che essa sia anche causa/effetto della frammentazione del “luogo-partito”. Sia nella miriade di quelli piccolissimi e autoreferenziali, sia in quelli amplissimi e “maggioritari”, la situazione è simile: non più luogo collettivo di rielaborazione e assunzione di responsabilità comuni e in qualche modo identitarie,ma “sigla” che raccoglie un insieme variegato di “gruppi” personalistici e/o lobbystici, organizzati su modello piramidale-feudale, dal signore ai vassalli e così a scendere…
Modello che –moltiplicato a dismisura – porta all’effetto devastante dello scadimento generale, oltre la mediocrità, dell’attuale ceto dirigente. Difficilmente infatti il “signore” che occupa il vertice della piramide, “sceglie” per la sua squadra persone competenti e capaci, che potrebbero insidiargli la posizione raggiunta.
Ed è evidente che, all’interno di questo regime centralistico siano in evoluzione ulteriori e
straordinari eccessi di inter-centralismo, come dimostrano anche le vicende del terremoto
dell’Aquila, ove non solo i cittadini non riescono a contare nelle scelte piccole o grandi che li riguardano, ma è tenuta in posizione di assoluta irrilevanza anche il complesso delle Istituzioni locali: Comuni, Provincia, Comunità Montane, Enti Parco.

Il pericolo ulteriore è che la velocizzazione delle decisioni, prese in luoghi non democratici, non solo costituisca ulteriore difficoltà per le risposte corali, organizzate e territoriali e, quindi, per la concreta operatività dei processi di rappresentanza democratica, ma venga utilizzata efficacemente per la “giustificazione” e l’“accettazione popolare” del modello autoritario e autoreferenziale…
Continuiamo a registrare pertanto il nostro disorientamento. Al quale abbiamo deciso di tentare una risposta.

Quale? Intanto, formulando un’ipotesi sulla quale ragionare: quella di un cambiamento di fase storica. Stiamo forse per valicare un crinale? Stiamo forse passando dalla fase della rappresentanza democratica, come quella disegnata dopo la seconda guerra mondiale, dopo i totalitarismi e i genocidi, ad una nuova, necessaria fase di conquista di democrazia , non più solo rappresentata, ma partecipata? E che quindi il gioco a cui assistiamo non è solo quello, in perdita e pericoloso, didiminuzione della democrazia reale, potendo invece divenire, se riusciamo a inserirvi un’evoluzione positiva, quello di una nuova forma di partecipazione nella democrazia?


Lo diciamo non solo perché molto dibattito in giro pone domande a proposito, ma perché a noi pare proprio di registrare, per intanto, l’assoluta impossibilità di veder “rappresentate” tante delle realtà che materialmente e culturalmente viviamo: dalle istanze laiche (ma non certo antireligiose) calpestate, a quelle ecologiste profonde e competenti, alle tantissime realtà economiche e aggreganti legate alla conversione sostenibile della società e basate su fondamenti ideali ed eticidi enorme spessore. Pensiamo alle cooperative di consumo, di produzione, al mercato eco-equosostenibile; all’agricoltura e alle sue trasformazioni biologiche e legate al territorio, alle centinaia di iniziative sull’abitare ecologico, alla nascita di numerosi comitati di cittadini e di gruppi di base per la difesa del territorio etc. etc. Pensiamo alle tante lotte qua e là in Italia, che aggregano sempre più cittadine e cittadini, e – in contraltare – partiti e istituzioni che vanno ad abitare luoghi sempre più “lontani e staccati”, forse proprio per non entrare in contatto con esse e dover ad esse rispondere, facendole “partecipare” alle soluzioni. Tutte realtà vive e vegete che assumono come orizzonte quello di un pianeta che duri e che tutti possano vivere.
E’ proprio questo movimento di allontanamento che ci sconcerta e ci spinge ad agire qualche diversa possibilità. Poniamo quindi, sulla base dell’ipotesi formulata e in risposta al desiderio dirompente di “nuova”politica, la richiesta di riavviare un ragionamento sulle modalità di aggregazione ed azione politica ripartendo dal sociale.

Non è – come speriamo sia chiaro – la proposta di un altro ed ennesimo partito, fra i tanti
esistenti. Quello che immaginiamo è un nuovo luogo dove inventarsi un modello di ascolto e interscambio fra le istanze sociali e la rappresentanza in politica. Ipotizzando la democrazia partecipativa, non potrà quel luogo che essere, appunto, metodologicamente basato sulla partecipazione. Quello a cui pensiamo è, dunque, un luogo che ci permetta…
… di dare voce ad una visione del mondo diversa da quella dominante e segnata, a nostro avviso,da un elevato grado di violenza nelle relazioni sociali, economiche, ambientali e interpersonali e che produce negazione di diritti, processi di degrado sociali ed ambientali, marginalizzazione di una parte consistente di cittadine e cittadini;
… di proporre percorsi che concorrano a dare forma ad una società più conviviale, capace di offrire ascolto ed accoglienza ai bisogni di più deboli, orientata non solo alla crescita dei beni materiali ma anche a quella di beni immateriali e relazionali;
… di prenderci cura dei diritti degli altri viventi, degli equilibri naturali, della natura, delle culture,di riconoscere nel concreto l’esistenza di limiti dello sviluppo, di perseguire l’equità sociale e laconvivenza pacifica interetnica ed interculturale;
…. di realizzare un libero scambio di idee in sede di analisi e di elaborazione di proposte grazie allequali partecipare attivamente al governo della cosa pubblica, a cominciare dal nostro territorio;
… di fare cultura, con l’obiettivo di esplicitare e promuovere i valori e le idee in cui ci riconosciamo;
… di cercare la massima coerenza possibile tra i fini che vogliamo conseguire, i mezzi utilizzati peravvicinarli e i comportamenti individuali nei contesti sociali ed istituzionali;
Se sei interessata/o a questo percorso contattaci.
Edvige Ricci
Francesco Paci
Giovanni Damiani
Manuela De Marzo
Paolo Chiavaroli Pescara, 17 settembre 2009



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