16 ottobre 2009

Due idee sui Verdi

di Gianni Sartorio
Qualche parola da parte di un osservatore esterno al dibattito .
Più da elettore (o non elettore) che da ex cofondatore e militante, in tempi lontani, di una forza politica.Che comunque conserva un ricordo delle motivazioni che portarono a questa scelta.
Allora, come ora, di fronte a un quadro politico deludente,cresce la tensione a costruire qualcosa di nuovo, a partire da pulsioni basilari quali la salvaguardia dell’ambiente e della pace, e la ricerca di responsabilità e moralità. E’ possibile ora, se queste sono le motivazioni, ricorrere a uno strumento già usato e in gran parte abusato?
Se sì- e ne dubito- con alcune pregiudiziali forti, in totale controtendenza con quanto visto e sentito, appunto da semplice osservatore, attraverso i media e saltuari pettegolezzi .
Con una presenza recentissima nelle cronache, che permane poco edificante, tra resoconti di risse verbali, e non solo, e la solita conflittualità esasperata alla ricerca del potere che rimane il retaggio basilare di una ventina d’anni di presenza verde in Italia.
Con le evidenti ricadute negative in materia di consenso.
A richiesta posso formulare alcune valutazioni sicuramente modeste quantitativamente e qualitativamente. Ma tant’è.
IL METODO
Una partita da giocarsi su questi temi richiede prima di tutto un contesto di totale diversità rispetto a quanto esiste “sul mercato”.
Tornando ad alcune pregiudiziale dei primordi.
Chi si impegna in una battaglia politica verde lo può e deve fare solo a partire da un impegno totalmente atipico.
Di cittadino “prestato” alla politica per rispondere a uno stato di emergenza, a un pianeta che implode, ricevendo ogni giorno insulti irrimediabili nei tempi dell’esistere e dell’agire umano.
L’immagine che diffonde dev’essere di totale diversità.
Lo so che un nuovo Alex Langer non è reperibile, ma proviamo a riprodurre almeno a dimensione ridotta quella tipologia di militante.
Immaginiamoci, allora, un candidato verde che accetti il meccanismo della rotazione degli eletti . Che spenda cinque anni della sua vita in ’istituzione, disposto a passare solo venti mesi sui banchi del Consiglio e i restanti dietro le quinte, all’interno del gruppo consigliare.
Che sia disponibile a non accumulare cariche elettive e di partito.
O addirittura che accetti la prassi della non ricandidabilità dopo uno o due mandati.
Che rifiuti come principio la presenza nei consigli di amministrazione delle municipalizzate o delle banche e che la accetti, quasi obtorto collo, solo ove sia inevitabile una presenza verde.
Che riduca al minimo il ricorso al finanziamento pubblico.
Che nei confronti delle altre forze politiche sviluppi un atteggiamento veramente non violento.
Che ad esse, pur se determinato a difendere con il massimo rigore le proprie scelte, riservi una pregiudiziale di onestà intellettuale, e che ricerchi sempre, anche nelle opzioni che ritiene più lontane, elementi positivi prima di accantonarle o di combatterle.
Che sia disposto, insomma, a mettere in discussione ogni suo assioma, anche il più radicato e cercare di comprendere le ragioni dell’altro.
Che rifiuti ogni inserimento in schieramenti precostituiti –la sinistra soprattutto- e cerchi i propri obiettivi attraverso alleanze con ogni soggetto le cui caratteristiche politiche e morali lo permettano (le alleanze variegate che in questi giorni coinvolgono i Gruenen tedeschi nei vari laenders vanno in questa direzione) per portare a casa risultati.
Che abbia l’umiltà e la perseveranza di ritornare sul territorio, nei quartieri, ad aprire sezioni o almeno punti d’ascolto.
Ad aderire alle pieghe del sociale, come si diceva una volta.
A farsi vedere in mezzo alla gente frustrata da mille piccole o grandi inadempienze del sistema, dalla panchina rotta al bullismo all’inefficienza dei trasporti, raccogliendone proteste e proposte e riportandole nei Consigli.
E una forza politica che riveda la scelta del partito come forma di aggregazione, e scelga metodologie più “leggere”, a geometria variabile, che tentino la difficile mediazione fra l’esistente sul territorio in campo ecologista, da affiancare, sentire, valorizzare, ma non necessariamente includere e i quadri dell’organizzazione, dotati comunque di ampi poteri discrezionali in accordo con il principio di sussidiarietà.
Queste indicazioni, ma riflettendoci con calma se ne potrebbero immaginare altre, avrebbero due ricadute positive.
La prima d’immagine, perché chi vota non fatica a percepire segnali di forte diversità.
La seconda di connotazione strutturale. Una forza politica con queste basi e questa tensione morale a mio parere non è probabilmente semplice da gestire, ma è aperta e creativa e, se rodata, infine funziona meglio.
IL MERITO
Tra i vari temi…
1)La salvaguardia del territorio
La politica verde si è dotata, negli ultimi lustri, di convinzioni infrangibili e indiscutibili, spesso difficili da separare da quelle della sinistra estrema post o ancora comunista.
Soprattutto sul versante dell’opporsi al cambiamento, purchessia.
E non parlo, ovviamente, del nucleare, ma di una miriadi di divieti alla costruzione di alcunché.
Dal ponte al grattacielo al sotto o al sovrappasso, dal parcheggio all’autostrada alla base militare, al grattacielo agli OGM o alla alta velocità o all’albergo perché vi ha brevemente soggiornato un qualche personaggio politico e perché no, alle olimpiadi o allo stadio, o a qualsiasi cosa si muova all’orizzonte.
Intendiamoci, su alcuni di questi temi sono giuste le perplessità, ma accreditarsi come il partito del no porta a una sostanziale svalutazione di ogni giusta battaglia per la conservazione dell’esistente.
2)La politica sull’immigrazione.
Chi lavora con Caritas o con altre organizzazioni meritevoli per l’impegno alla difesa dei migranti, non può che esprimere la più sincera ammirazione per il loro attivismo a favore dei più deboli fra i deboli.
E può comprendere un atteggiamento di completa tutela e di contrasto ad ogni ostacolo all’ingresso degli stranieri in Italia, peggio se presuppone misure di coercizione.
Chi si vuole accreditare come forza di governo deve cercare però una via di inevitabile mediazione, tenendo inoltre in giusta considerazione gli impegni internazionali e comunitari del Paese.
Ma, insieme, tanto per riequilibrare “a sinistra”, è tenuto a salvaguardare quei 4.000.000 (quattro milioni) di stranieri che vivono e in larga misura lavorano in Italia. Che mandano con profitto i figli a scuola.
Che pagano 6.000.000.000 ( sei miliardi ) di tasse all’anno e altrettanti denari spediscono in patria come rimesse.
Che in buona parte sono l’Italia di domani.
Che rappresentanza vogliamo dare a questa gente?
No taxation without represantation.
Possibile che fra i 200.000 (duecentomila) italiani di origine straniera con diritto di voto e di eleggibilità non sia reperibile una pattuglia di amministratori?
Possibile che vi sia una sola deputata di origine straniera (del PDL) ?
E un solo sindaco di colore (della Lega)?
Candidare stranieri ormai italiani e cittadini a tutto tondo non è un atto di generosità solidale .
E’ un’ azione di pura intelligenza.
L’inizio di un coinvolgimento, di un’accettazione, di un rispetto che tra l’altro può ostacolare la crescita di movimenti jihadisti.
Se non erro il segretario dei gruenen tedeschi ha origini turche…
3)La politica estera: Assiomi:
-gli Americani sono cattivi perché sono loro che fomentano tutte le guerre imperialiste.
-gli Israeliani, se possibile, sono peggio, poiché opprimono i poveri Palestinesi ai quali hanno perfidamente sottratto le terre.
-chiunque, anche con metodi poco onorevoli, come bombe nei mercati e assassinii di massa si opponga a queste forze del male è comunque meritevole di una acritica tutela :” se gli Americani stessero a casa loro tutto ciò non accadrebbe”
- repressione di ogni dissidenza, violenze e discriminazioni contro le donne e gli omosessuali, pene di morte e torture che se solo immaginate nei Paesi del Male meriterebbero marce e digiuni, vengono, se non ignorate, almeno ricordate con distrazione se somministrate negli Stati antioccidentali.
- Ogni impegno militare all’estero è immorale. Peggio ogni intervento bellico. Se a Sebrenica un 10.000 (diecimila) musulmani vengono giustiziati colpo alla nuca, se fioriscono a duecento chilometri dalla nostra costa i campi di concentramento di funesta memoria.
- Se un governo di centro sinistra – di centrosinistra- decide di intervenire a fianco della NATO per mettere a tacere un satrapo assassino:apriti cielo.
- Che se la cavino con le loro forze.
- Noi antimilitaristi siamo contrari senza se e senza ma all’uso delle armi….
4) Il servizio pubblico in Italia
(orari degli uffici, postali, per esempio, orari e pulizia dei treni, organizzazione degli aeroporti e loro raggiungibilità, accessi al Servizio Sanitario e distribuzione delle strutture sul territorio ecc..) è commisurato a misura di prestatore d’opera e non di fruitore.
Una malintesa idea di sinistra ha lasciato la politica del cambiamento ai governi di centrodestra, quasi sempre inefficienti quanto la concorrenza, se no, come Brunetta, “nemici del popolo”.
Le vittime delle inefficienza sono sempre i poveri.
Gli altri se la cavano.
5) La politica italiana
Berlusconi è sicuramente un personaggio lontano anni luce da noi e dalle nostre esperienze.
Raccoglie, ancora, per abilità politica e per sostanziale assenza di alternative, il consenso della maggioranza degli italiani.
Vuoi batterlo, buttarlo fuori –o magari dentro-, metterlo in minoranza?
O semplicemente cambiare il Paese.
Non puoi, per mesi e mesi, limitare la tua opposizione alle accuse di essere un puttaniere.
E’ un puttaniere.
E allora?
Raccogli invece proposte alternative, articolate, di governo.
Sotto tortura non riuscirei a mettere insieme, dieci, che dico, cinque punti di programma alternativi elaborati dall’opposizione.
In compenso sono a disposizione articolate relazioni sui conflitti e le rivalità fra i vari leaders del PD.
E mentre un anno fa nel centrosinistra si rissava anche per i posti da sottosegretario nel governo ombra presto defunto.

E i Verdi? La pensano davvero così?
Come minimo proporrei su questi temi momenti di riflessione collettivi aperti.
Se si parla di Israele ottimo l’inevitabile militante dell’OLP, ma perché non un esperto di sionismo che racconti come dopo Hertzl e fino al 1946 gli ebrei hanno comprato e non rubato quelle terre?
E uno storico che ricordi pacatamente che sono stati gli USA a sorreggere le democrazie contro gli Imperi Centrali durante la 1°guerra mondiale e a liberarci dalla peggiore tirannia della Storia durante il secondo conflitto e , con la loro presenza in Europa ad evitarci di cadere in bocca a Stalin e a garantirci più di sessanta anni di pace e democrazia.
E così via sull’immigrazione e le grandi e piccole opere.
Sul nucleare e sulla TAV, sugli stranieri e su Berlusca.
Internet e i blogs e i social networks permettono fortunatamente ogni declinazione della comunicazione. Che se ne approfitti.
Aprendo,in un’ottica veramente laica, l’accesso al dibattito anche a chi non la pensa proprio come voi. Sentite un qualche migliaio di persone, dopo aver messo loro a disposizione equilibrati elementi di dibattito.
Poi ne riparlate….
(Torino 15 ottobre )

1 commento:

  1. Anonimo16:07

    Condivido moltissime delle idee espresse in questo post. Spero che si vada in direzione della costruzione di un movimento(non un partito classico, ma un "movimento" con modalità organizzative nuove e flessibili)di questo genere. Ho militato per alcuni anni in Rifondazione Comunista, ma ad oggi (spinto dall'incapacità del mio vecchio partito d'innovarsi realmente ed anche dall'indecoroso scontro tra "vendoliani" e "ferreriani" dell'ultimo congresso) sto attuando un ripensamento critico delle mie idee (come molti giovani a sinistra) e un ipotetico movimento ecologista di questo genere (anticonformista,libertario, non ideologico e capace di dialogare con la società)attira la mia curiosità e mi porta a guardare con interesse a quello che accadrà nella "galassia ecologista e libertaria" . Credo che un movimento ecologista del genere (non i Verdi come sono adesso) possa aggregare molte forze giovani, anticonformiste creative, libertarie, nuove, ed essere realmente incisivo sulla società e la cultura italiane. Un saluto al curatore di questo blog e al sig. Sartorio. Manush

    RispondiElimina