di Massimo Marino
- Tre mesi fa sostenevo
in un intervento ( qui ) che nelle elezioni politiche dello
scorso settembre non c’è stata nessuna vittoria travolgente del CDX che con 12,9 milioni di voti su 50,9
mil. di aventi diritto al voto ha preso circa gli stessi voti del 2018 quando trionfarono e dilagarono al
sud i 5stelle con una partecipazione al voto più alta. Facendo le proporzioni più esattamente
forse il CDX lo scorso settembre ha preso qualche decina di migliaia di voti in
meno del 2018. Invece ci sono stati circa
5,5 mil. di astensioni in più. In totale il nuovo Parlamento eletto, con
riferimento ai reali seggi alla Camera, è stato votato da 26,2 mil. di
elettori. Altri 3,2 mil. hanno votato
piccole liste che, come prevedibile, non hanno eletto nessuno.
Nessuna onda nera, per
il momento nessuna Italia che si sposta a destra, nessun trionfo meloniano.
Certo alcuni milioni di voti si sono spostati, perlopiù’ dalla Lega a FdI.
Invece un bel po’ di
elettori, circa 22 milioni,
ragionevolmente in maggioranza poco amanti delle destre, hanno rinunciato
comunque a votare. Un quarto di loro erano nella impossibilità di farlo, gli
altri per la chiara volontà di non dare più fiducia a nessuno. Va ricordato che
sebbene in un quadro diverso il CDX in altre
fasi storiche aveva ottenuto risultati ben maggiori, fino ai 17 mil.
di voti nelle elezioni del 2008 ( le prime delle tre con il porcellum).
Ritenevo che valesse
la pena di pensarci su’ perché in fin dei conti la forza dei numeri reali
rottamava in un colpo solo la montagna di chiacchiere che ci sommergono da
sei mesi con la parvenza di analisi, con le quali sociologhi , filosofi,
editorialisti, frequentatori e conduttrici di talkshow, ci spiegano il loro
punto di vista, viziato da un forzato bipolarismo, in parti uguali ben
orientato di qua o di là a seconda del proprio editore o padrone. Una montagna
di chiacchiere senza fondamento che però da destra e da sinistra convergono
silenziosamente su un punto: tutto quello che contraddice una forzata
interpretazione bipolare e vuole sostenere magari in modo incerto una
alternativa riformatrice della società italiana deve essere cancellato. Piccolissimo
esempio recente: la nota conduttrice tv delle otto e mezzo, ex parlamentare
europea molto benestante, sempre accorta
nel garantire “ pluralismo”, da alcune settimane cita la Schlein tutte le sere
definendola “la leader delle
opposizioni” e ha già proclamato l’appuntamento delle elezioni europee del 2024
quello in cui “ si vedrà se gli italiani sceglieranno Meloni o Schlein”.
Un amico, più rigoroso
di me ( che pure non scherzo nello spaccare il capello in quattro ) mi ha fatto
notare che però nelle mie riflessioni, che hanno lasciato parecchi perplessi, mi
ero fermato a metà strada. Se si ricalcolano i seggi in modo proporzionale ai
voti reali, senza uninominali, considerando anche il necessario quorum al 5
% ( cioè all’incirca come si vota in Germania, all’incirca come si vota alle
elezioni europee, come proposto dai 5stelle da sette anni, come vorrebbe un
sistema decentemente rappresentativo che eviti le truffe bipolari ma eviti anche
un proporzionale puro), il CDX non avrebbe alcuna maggioranza ( che alla
Camera è 201 seggi ). Senza il premio degli uninominali si sarebbe probabilmente
fermato a 190 seggi, quelli che gli elettori gli hanno dato. Un'unica lista fra
Sinistra-Verdi (Fratoianni-Bonelli) e Unione Popolare (De Magistris e altri),
superando la gestione famigliare di questi partitini, avrebbe decisamente
superato il 5% forse facendo emergere un vero quarto polo stabile. La mancanza
del solito ricatto del voto utile avrebbe favorito di alcuni punti i 5stelle
( credo a discapito del PD che sarebbe forse passato da secondo a terzo partito).
Sono convinto che un voto più libero avrebbe ridotto l’astensionismo, di
certo a sfavore del CDX. Tralascio infine l’argomento, oggi del tutto improponibile,
che la somma di tutti i quattro perdenti (PD-M5S-SIEV-AZIV) avrebbe permesso
una ipotetica maggioranza alternativa al CDX.
Dunque dopo un
conteggio più veritiero possiamo dichiarare senza ombra di dubbio che il
vincitore delle elezioni di settembre non è stato il CDX ma il Rosatellum, l’ultimo dei tanti
sciagurati sistemi maggioritari,
inventato poco prima del 2018 dal
PD di Rosato ( oggi renziano) per fermare i grillini e imporre così agli
elettori un forzato bipolarismo. Non ha fermato i grillini nel 2018 ed ha
regalato l’Italia al destra-centro nel 2022.
Sto qui sostenendo che
con un diverso sistema elettorale (meglio rappresentativo della volontà dei
votanti) si sarebbe ottenuto un risultato completamente diverso, se non
addirittura opposto. Ci rendiamo conto che vuol dire ?
- Per spiegare il
trionfo del CDX ( che invece almeno finora non c'è mai stato), la sconfitta del CSX ( che
nella versione PD e gregari avviene da decenni ), il tracollo del terzo polo
M5S ( obiettivo principale degli uni e degli altri) fioriscono da mesi le più complicate e inattendibili teorie a
destra e a sinistra, che pur se
insostenibili occupano i media. Sono le chiacchiere che poi sentiamo al bar o
su cui ci accaloriamo a litigare con gli amici.
Nel campo di destra vanno per le spicce:
vinciamo perché la maggioranza degli italiani ci dà fiducia e la sinistra non
li difende. Creano così un ottimo clima bipolare da stadio dove solo gli
elettori tifosi esistono e gli altri non contano, tipo curva nord e curva sud.
Fanno finta di non vedere che 75 elettori su 100 nel settembre 2022 ma anche
nelle varie successive elezioni locali non hanno votato nessuno del CDX. L’astensionismo
non preoccupa, anzi è gradito poiché alimenta il brodo di cultura del
bipolarismo, del presidenzialismo e dell’autoritarismo in nuce.
Nel campo di sinistra vige il più totale
stato confusionale che ha contagiato anche i suoi influenzer sui media, che da
mesi vivono nell’indigenza culturale più totale pervasi da dubbi laceranti: negli
ultimi dieci anni abbiamo massacrato troppo grillini e contiani? abbiamo sovrastimato
la sinistra di destra confindustriale di Renzi e Calenda? basterà la Schlein
per radere al suolo gli ultimi giapponesi grillo-contiani del sud Italia e poi
rimandarla a casa? possiamo avallare davvero una finta transizione ecologica che
sostiene in silenzio il ponte di Messina,
il ritorno del finanziamento pubblico ai
partiti, le auto elettriche che vanno a carbone, gas, e gasolio, il riarmo richiesto dalla Nato, le centrali
nucleari, una nuova ondata di grandi opere, tutte scarsamente utili e poco sostenibili, utilizzando a debito
fondi europei che dovrebbero al contrario avviare una vera conversione
ecologica, di cui non si vede traccia, per salvarci dalla crisi climatica?
Nel campo grillino insieme allo sconforto
vige un senso di fatalismo. Il dramma è che prima di capire le ragioni per cui
sono stati decimati, una schiera per volta a partire dal 2017, parecchi non hanno compreso perché
hanno vinto dal 2011 in poi. Una forza che si dichiara alternativa
(anticorruzione, anticlientele, antifinanziamento pubblico, antiprecarietà, antipovertà,
antiinquinamento, anti crisi climatica, antirazzista, antimilitarista etc..) non
può reggere lo scontro senza dotarsi di una vera leadership collettiva
nazionale e regionale, di una forma organizzativa che permetta e allarghi la partecipazione popolare ad azioni concrete
di solidarietà e tutela ambientale nel territorio, di una adeguata elaborazione
interna, di forme di selezione degli
eletti che non sia casuale. Non può produrre a getto continuo opportunisti, transfughi
e cambia casacca in tutte le direzioni ( davvero proprio tutte!) fino ad
arrivare al suicidio collettivo di 60 parlamentari finiti nel buco nero della
storia insieme a Di Maio. Dopo il Bersani delle privatizzazioni, il Renzi del
JobAct, il Letta oleogrammatico, dopo le cento rifondazioni annunciate della
sinistra e dell’ambientalismo durate un attimo, il disastro grillino lascia una
moltitudine di elettori infuriati e potenzialmente astensionisti per tempi che
prevedo lunghi.
Intanto per ogni
“anti” serve una creativa e originale elaborazione di “per“, che nelle
istituzioni come fuori, attraverso campagne di informazione e
sensibilizzazione, fino all’uso ben ponderato degli strumenti referendari,
imponga nei media il proprio ordine del giorno per un credibile percorso
riformatore che trovi l’attenzione della maggioranza della società. Non vedo
tracce di questa conversione e l’impegno di Conte e alcuni altri nella
ridefinizione dei gruppi e coordinatori regionali e locali ha modeste connotazioni
tradizionali e forse arriva tardi. Il tutto resta comunque sempre concentrato
in una ristretta visione parlamentare. L’alleanza sociale che si era
aggregata fra il 2013 e il 2018 si è disgregata. Milioni di elettori che negli ultimi venti
anni hanno votato di tutto, dal centro alle sinistre più o meno moderate o estreme,
dai verdi ai radicali ai dipietristi e vendoliani, hanno infine dato piena
fiducia al movimento di Grillo, magari mantenendo inalterate pregresse
connotazioni ideologiche. La delusione è stata forte perché per molti elettori l’abbandono
degli impegni promessi non ha trovato giustificazioni.
- Sono sempre più
convinto che una alternativa
riformatrice della società italiana che riequilibri l’ingiustizia sociale e
garantisca una vera conversione ecologica richieda la formazione di un
movimento politico di centro radicale che abbandoni esplicitamente gli
schemi destra sinistra e si rivolga alla maggioranza degli elettori. Dopo Alex
Langer 30 anni fa riflessioni serie sul tema se ne sono viste poche. L’autonomia,
soprattutto dei contenuti, non preclude la possibilità di alleanze contingenti, che non
hanno il centro della propria azione soltanto in Parlamento.
C’è una banalità
diffusa da anni che ritiene la sinistra
in crisi perché non è abbastanza di sinistra. Altri che di norma popolano la
ZTL delle città pensano che bisogna togliere voti e isolare la destra spostandosi a destra. Alcuni provano a
riproporre un centro moderato autonomo che in questa fase storica non ha elettori. In un paese dove il CDX ha preso 12,9
milioni di voti, tutti gli altri almeno 16,8 mil e quasi 22 mil
di elettori non danno fiducia a nessuno
non vi sembra che stanno dando tutti i numeri e non abbiano la minima idea sul
che fare?
Un Movimento di
alternativa riformatrice, saldamente collocato al centro del sistema
politico ed anche e soprattutto al centro della struttura sociale non ha
solo l’obiettivo di salvarci dalla crisi
ambientale, di tutelare gli ultimi e combattere mafie e corruzione. In realtà deve riaggregare parti diverse della
grande maggioranza della società in una nuova convivenza sociale plurale
dove le diversità possano convivere
riequilibrando disuguaglianze, interessi e culture diverse e contrastando la
tendenza alla disgregazione e frammentazione sociale che oggi, come in altre
parti del mondo, sembrano prendere il sopravvento. Un progetto del genere non mi sembra di
sinistra né di destra ma deve osservare
anche quanto della sinistra e della destra
sia accettabile e utile per
promuovere una virtuosa convivenza sociale. Serve una grande radicalità
riformatrice e una decisa ostilità verso l’estremismo ideologico, che sia di destra
o di sinistra.
- La sfida della conversione
ecologica e i modi per vincerla, che piaccia o no è il tema epocale sul quale
si misurano le difficoltà dell’intero sistema politico. La battaglia contro
i negazionisti climatici mi sembra sia finita almeno dieci anni fa ed oggi la
crisi climatica e la sua accelerazione sono evidenti a tutti. Anche gli
effetti della crisi con la responsabilità delle fonti fossili e la necessaria
decarbonizzazione dell’economia sono ormai evidenti all’intero mondo
scientifico e la importante raccolta di interventi di cento scienziati diffusa
con l’ultimo libro di 700 pagine pubblicato da Greta Thunberg ( The climate
book ) sono più che esaurienti per chiudere l’argomento. Insomma
l’ambientalismo come la sinistra nella forma che avevano il secolo scorso
secondo me hanno esaurito il loro percorso storico.
Non a caso in quegli ambiti negli ultimi decenni non è emerso
un solo leader, un solo movimento
politico di un qualche rilievo. A parte in Italia Langer 30 anni fa ed una ragazzina
svedese 5 anni fa. E il primo movimento di tipo nuovo è stato praticamente raso al suolo.
*
Il vero terreno di
scontro oggi sta più avanti e riguarda esattamente i progetti concreti di transizione per avviare una reale alternativa
di conversione che sia fattibile e comprensibile, che sia accettata e sostenuta
dalla maggioranza, in grado di invertire gradualmente la crisi in una logica
planetaria. Per me i terreni dove lo scontro è inevitabile, sono sempre
i soliti:
1) Rimettere in
discussione l’intero sistema delle regole elettorali ripristinando
sistemi proporzionali con quorum almeno del 5%, anche a livello regionale e
comunale cancellando la possibilità di modifiche da parte delle singole Regioni
che non ha nessuna giustificazione. Possiamo fare riferimento alle regole semplici
delle elezioni europee ed al sistema vigente in Germania ed in alcuni altri
paesi. Esprimere il proprio voto deve ridiventare un diritto credibile per
tutti. Nel 1968 , l’anno dei cosiddetti movimenti, votava il 98% degli
elettori.
Bisogna affrontare
tecnicamente il voto a distanza per superare l’astensionismo obbligato. Sono perplesso sul
voto per posta e non mi sembra impossibile permettere il voto dove si ha momentaneamente domicilio. Non succede nulla se i risultati definitivi del voto si hanno 48 invece di 24 ore dopo. Ma
prima di tutto serve promuovere una campagna per un radicale Election day concentrando
qualunque tipo di scadenza elettorale, referendum compresi, in una sola
data annuale prestabilita ( ad esempio nella prima parte di novembre
come in altri paesi).
2) sostenere davvero la conversione energetica mutando la
gran parte della produzione elettrica verso le tre principali fonti di
rinnovabili ( eolico, solare, idrico) rimuovendo tutti gli ostacoli posti dalle
multinazionali (in Italia l’ENI prima di tutti) alla diffusione nelle
abitazioni e nelle attività produttive di tecnologie a basso consumo, basso
costo e dispersione basate su rinnovabili. Le nuove abitazioni vanno concepite
in modo da essere autosufficienti per i consumi energetici.
3) ridurre in tutti i
modi le auto circolanti nelle medie e grandi città riconoscendo che la mobilità prevalente deve essere quella
dei vettori di trasporto collettivi e dedicati cioè le reti metropolitane
nelle loro diverse tecnologie (metro, metro leggero, treni urbani) a cui vanno
rivolte tutte le risorse. Tutto il resto, compresi bus tradizionali, elettrici
e tram vengono dopo e sono utili solo a breve termine. Le strade devono essere
svuotate dalle auto se non sono indispensabili, pedonalizzate ovunque
possibile. Anche la riduzione della velocità a 30 all’ora mi sembra un
palliativo che crea solo ostilità, non è la direzione corretta per ridurre gli
incidenti. La rete metro ( ne servono 1000 km e su questo vanno
concentrate le risorse) deve essere concepita come un vettore di lungo percorso
che deve estendersi al di fuori dei centri urbani fino alla prima cintura dove di
solito nasce il traffico. Fin dove è possibile si va a piedi, in bicicletta, in risciò e
monopattino. In prospettiva rete pubblica collettiva, biciclette e
pedoni devono muoversi su tre vettori separati e tutti prevalenti su
quello delle auto che devono diventare marginali. L’auto è indispensabile
per alcune categorie di anziani, nei
percorsi complessi, per il trasporto di famiglie numerose o con ingombranti
pesanti. Abbandonare l’auto non può essere un sacrificio ma una allettante
possibilità: vuol dire risparmiare un
sacco di soldi, di tempo, di
inquinamento, di malattie e stress. I centri urbani fino alle
periferie devono essere riconvertiti e
dove possibile pedonalizzati, ricostruendo grandi viali alberati a chioma folta
e riducendo cemento e asfalto termoassorbenti dove possibile. L’unico modo
sostenibile per affrontare il clima urbano dei prossimi decenni.
4) Rimodulare il
consumo di carne ridimensionando gli allevamenti intensivi e riducendo i
consumi in particolare delle carni rosse. Non si tratta di diventare tutti
vegani, che è una libera scelta personale, ma ridurre il consumo medio e
l’impatto ambientale degli allevamenti zootecnici di grande dimensione e di scarsa
qualità. Bisogna rivendicare la chiusura di quelli gravemente inadeguati.
5) Affrontare in forme
nuove il tema dei migranti che non è più un emergenza ma un problema
sociale ed economico stabilmente presente che dovremo affrontare in modo quotidiano
nei prossimi decenni. Milioni di persone
ogni anno si mettono in movimento per molte e diverse ragioni ormai
note. In buona parte lo fanno sotto l'ala ben organizzata di gruppi criminali. Molte centinaia di migliaia lo fanno attraverso il Mediterraneo o
attraversando l’Europa via terra.
L’Italia ha non solo la possibilità ma la necessità di
accogliere alcune centinaia di migliaia di persone all’anno. Il tema è al centro
di una sceneggiata fra destra e sinistra con una comune assenza totale di
proposte e disastrosi risultati evidenti negli ultimi anni. Fra chi vuole porti
chiusi e blocchi navali e chi vuole porte aperte per tutti ed entrate illegali
libere quelli che decidono alla fine sono i gruppi di affaristi criminali che
regolano costi, provenienze, direzioni e quantità dei flussi di clandestini. L’attenzione
dei media e dei partiti è ondivaga e quale sia il destino di alcune centinaia
di migliaia di persone ogni anno prima e dopo la traversata dell’Europa o del
Mediterraneo interessa pochissimo. Così si rende permanente un mercato di
lavoro nero sottopagato, di totale precarietà, di spaccio, di prostituzione, di
integrazione praticamente impossibile, di migliaia di minori abbandonati (spesso
il prodotto di abusi sessuali nel corso
delle migrazioni che alcuni sostengono siano praticamente generalizzati).
L’azione umanitaria delle ONG, che non svolgono ruoli di integrazione dopo gli
sbarchi, ha effetti controproducenti
stimolando le illusioni, le partenze illegali e la sensazione di insicurezza
dei cittadini. In questa assenza di progetti veri di integrazione se prevale la
politicizzazione strumentale da più
parti regaleremo l’intera Europa alle
varie destre più o meno xenofobe nel giro di pochi anni.
Di fatto i diversi
media ci suggeriscono che a destra siano
tutti razzisti oppure che la sinistra coincida con le ONG. Entrambe le
posizioni (xenofobi vs ONG) sono gravemente inaccettabili. Entrambe rinunciano
all’obiettivo che lo Stato italiano e poi l’Europa, sostituendo gli scafisti di
terra e di mare, promuovano direttamente
l’ingresso regolato e organizzato di migranti andando a prenderli nei luoghi
più critici. ( vedi qui).
Serve un programma annuale di integrazione permanente che organizzi corridoi
umanitari ( praticati oggi solo da alcuni gruppi cattolici) e flussi di lavoro attraverso ambasciate e accordi interstatali
bilaterali e poi promuova un percorso di integrazione.
*
Se queste sono le
alternative, servono gli alternativi con idee chiare capaci di destreggiarsi
nei meandri paludosi del sistema politico senza farsi corrompere o soffocare.
Il M5Stelle nella
versione originaria aveva obiettivi di
fondo, che pur nella loro grande superficialità, restano del tutto
condivisibili. Non ha retto ed è stato
travolto a partire già dal 2017, quando è stata evidente la crisi amministrativa a Roma e in particolare a Torino, poi
nell’esperienza di governo (specie nel Conte II). Singolare che
analoghe crisi hanno avuto altre
esperienze di alternativa messe alla prova del governo che andrebbero ben studiate:
Europe Ecologie in Francia dopo il 2010, Podemos in Spagna dopo il 2016, i Grünen,
che hanno recentemente perso Berlino e stanno pagando la partecipazione al
governo della Germania con SPD e Liberali che li paralizzano e stanno regalando il paese alla CDU e alla destra di AFD. Situazioni analoghe
ma meno note ci sono state in Portogallo, Austria, Svezia e in altre nazioni del Nordeuropa.
In vari paesi ad altre latitudini (America Latina, Asia, Africa) attivisti,
ecologisti e difensori dell’ambiente vengono fisicamente eliminati.
Non so se Conte e
quelli rimasti abbiano sufficiente autonomia, capacità di lettura storica,
leadership collegiale e capacità organizzativa
per arrivare in piedi alle elezioni europee dove solo figure al momento
ai margini come Raggi e Di Battista, malgrado i loro errori,
avrebbero forse qualche capacità di raccolta di voti recuperati
dall’astensione. Spero che ce la facciano perché’ non c’è altro. E’ determinante
prima di tutto la necessaria scelta di
collocarsi in modo netto al centro della scena sociale in una posizione
radicalmente riformatrice opposta allo schema angusto destra-sinistra e
risolvere positivamente il confronto con i verdi europei per la collocazione
nel loro gruppo del Parlamento Europeo. Un accordo che farebbe molto bene ad
entrambi.
Nell’ambientalismo
tradizionale, un po’ provinciale e a conduzione famigliare nulla si muove.Le nuove leve vengono messe ai margini. Su
molti problemi ci si affida solo a deboli e variegate connotazioni orecchiate a sinistra.
C’è ancora chi è abbagliato da un futuro di auto elettriche ( ancora auto!) che
però oggi nessuno compra ( meno del 4% del totale circolante
ad oggi in Italia). Si ignora del tutto
il valore delle reti dedicate ( cioe' che non si incrociano con altre) di mobilità. Solo Legambiente ci ricorda
una volta all’anno con Pendolaria che per la mobilità invece di metropolitane e
treni costruiamo nuove strade e
autostrade.
Non va meglio per
quanto riguarda i nuovi gruppetti tipo Ultima Generazione ai quali direi
“cari amici per favore smettetela “. Imbrattare quadri e fontane per ricordare
ai media e ai cittadini che c’è la crisi climatica ( cosa che ormai tranne i
fessi e gli imbroglioni tutti sanno
benissimo da almeno un decennio ) fa solo incazzare qualche automobilista o
qualche sindaco che in realtà vuole finire in tv. Se lo possono permettere in
Gran Bretagna dove da tempo qualunque forma di alternativa è stata azzerata. Le
azioni di UG restringono, non
allargano, l’adesione popolare alla
transizione. Sono azioni di retroguardia, non aggregano nessuno, non propongono
affatto alternative comprensibili e in più non si rivolgono direttamente a quegli enti e multinazionali che sono i primi responsabili della crisi (come invece in
qualche occasione ha fatto più saggiamente Greenpeace).
Il dramma dell’ecologismo politico è tutto qui. Mentre
la crisi incalza gli ecologisti, i primi che hanno annunciato i pericoli,
sono in crisi profonda praticamente in
tutto il pianeta. Lontani da parecchi dei problemi sociali della società, privi
di progetti e di leader, si sono fatti corrompere
e azzerare da sistemi maggioritari e coinvolgere nella recita destra-sinistra
che esclude qualunque vero paradigma di alternativa che la realtà di questo
secolo richiede.
Infine la sinistra che
si ritiene estrema, praticamente si è dissolta in piccoli rivoletti ed è negata
a qualunque forma di aggregazione.
*
A me sembra che un
progetto di alternativa della nostra società sia ancora possibile. Non vedo
comunque altre scorciatoie per aggirare o gestire la crisi ambientale e sociale
che ci aspetta. Per attuarlo servono solo gli alternativi ..