21 aprile 2023

Il piano tedesco per i riscaldamenti sostenibili e quello europeo che vuole vietare le caldaie a gas


di Elena Tebano*

Il governo tedesco ha approvato l'annunciato progetto di legge sull’energia degli edifici: prevede che dal 1° gennaio 2024 gli impianti di riscaldamento di nuova installazione debbano essere alimentati da almeno il 65% di energie rinnovabili. Questo di fatto esclude i riscaldamenti a gas, mentre è compatibile con le pompe di calore, il teleriscaldamento e gli impianti di riscaldamento a gas che possono essere convertiti a idrogeno (in questo ultimo caso però bisogna che il fornitore di gas presenti un piano vincolante in cui si impegna a passare all’idrogeno). La proposta di legge prevede alcune esenzioni (i proprietari di casa che hanno più di 80 anni possono continuare a installare nuovi impianti a combustibili fossili, così come le «case sotto tutela monumentale») e fondi per la transizione agli impianti sostenibili, con un sussidio che copre il 30% delle spese di conversione e può arrivare fino al 50% grazie ai bonus clima (saranno finanziati grazie al Fondo per il clima e le trasformazioni). «Questa legge non porterà nessuno a rimanere senza riscaldamento, né a dover vendere la propria casa» ha detto la ministra federale dell’Edilizia, la socialdemocratica Klara Geywitz. La riforma è stata fortemente voluta dal ministro dell’Economia dei Verdi Robert Habeck, tra le resistenze degli alleati di governo liberali. Il ministro delle Finanze e leder della Fdp Christian Lindner, racconta il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha messo a verbale di sperare che i partiti di governo «discutano intensamente la legge nell’ambito della procedura parlamentare e apportino anche le ulteriori modifiche necessarie».

La proposta di legge tedesca anticipa la riforma che la Commissione europea vuole introdurre in tutta l’Unione europea dal 1° gennaio 2029, e cioè il divieto di usare caldaie a gas (per ora è una bozza, la Commissione ne discuterà la prossima settimana). L’Unione europea progetta da tempo di imporre «limiti di progettazione ecocompatibile più rigorosi per i sistemi di riscaldamento, che implicano il 2029 come data finale per l’immissione sul mercato di caldaie a combustibili fossili autonome» (potrebbero essere ancora usati gli impianti ibridi che usano caldaie a gas insieme a pompe di calore).

In Germania i riscaldamenti ammontano al 30% di tutti i consumi energetici. In Italia secondo l’Ispra il settore residenziale e dei servizi produce il 25% di tutte le emissioni di gas serra del settore energetico, che a sua volta contribuisce per l’80% alle emissioni totali di gas serra. Significa che se si vuole combattere il surriscaldamento globale l’introduzione di impianti di riscaldamento più sostenibili è un passaggio ineludibile. Ma è anche il passaggio destinato a rendere più evidenti il prezzo della transizione verde per i “normali” cittadini. Cambiare l’impianto di riscaldamento è costoso e complicato: in molte case, soprattutto quelle più vecchie, non ci sono gli spazi per mettere le pompe di calore. E non tutti possono permettersi un investimento di migliaia di euro. Non solo: il divieto di installare nuove caldaie a gas colpirà anche tutta l’industria del settore.

La scommessa sul clima si giocherà tutta su riforme come questa. Stati ambiziosi in fatto di protezione dell’ambiente come la Germania e l’Europa tutta riusciranno a imporre una politica sostenibile solo se sapranno accompagnare i cittadini in questi cambiamenti, sostenendoli a livello pratico e finanziario. Imporre riforme così gravose dell’alto, senza aiuti, significa di fatto condannare al fallimento le politiche contro il surriscaldamento globale.

Il governo italiano finora ha dichiarato la propria contrarietà alle norme europee che obbligano all’efficientamento energetico degli edifici. «La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia» ha detto a marzo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. «Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese». Pesa il precedente del Superecobonus, che per come è stato formulato e messo in pratica ha dato adito a sprechi e truffe. Ma non fare niente per la protezione del clima è egualmente costoso. Il Consiglio dell’Unione europea stima che negli ultimi 40 anni le perdite finanziarie causate da fenomeni meteorologici e climatici estremi nell’Ue abbiano superato i 487 miliardi di euro, «un importo considerevolmente maggiore di quello sborsato dall’Ue in due anni per tutte le sue politiche e i suoi programmi». I Paesi europei che hanno pagato di più per le conseguenze del surriscaldamento globale sono Germania, Italia e Francia. Adattarsi ai cambiamenti climatici e prevenirli è dunque l’unica soluzione. È anche per questo che il governo dovrebbe usare il Pnrr per sostenere la transizione verde e renderla il più possibile sostenibile per cittadini e imprese. 

nella foto:  il ministro dell’Economia dei Verdi Robert Habeck

* da Corriere della Sera  - 21 aprile 2023 Rassegna Stampa 








 

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