19 settembre 2021

Roma, qualcosa in più di semplici elezioni comunali

di Giuseppe Augieri *

 

Credo che in pochi sappiano, o ricordino, che è in atto – dal marzo di quest’anno – la discussione sulla modifica degli articoli 114, 131 e 132 della Costituzione. Da settembre è iniziato l’iter in commissione dell’esame delle 6 proposte presentate. Entro fine mese c’è l’impegno per unificarle e passare alla discussione di merito. Dunque, sembra che ci si rimbocchi le maniche.

L’obiettivo principale è quello di dotare la Città di Roma, in quanto Città Metropolitana e Capitale d’Italia, di una “governance” specifica mutuata, quanto meno nel criterio della sua eccezionalità, da quella in atto nelle maggiori capitali europee.

Verrebbe – nelle proposte presentate - a crearsi un nuovo genere di autonomia territoriale che assomma i poteri delle tre entità tradizionali della suddivisione costituzionalmente prevista in Italia (comune, città metropolitana e regione). Queste modifiche in discussione improntano la “governance” alla possibile articolazione in municipi dotati di poteri propri, responsabilità proprie e diritto di iniziativa. C’è l’ipotesi che ciascun municipio abbia un suo sindaco nel senso più pieno della parola. Questa attribuzione di compiti e poteri, qualcosa in più di un semplice decentramento, potrebbe avvenire con decisione diretta del “parlamentino” romano. L’assommare dei poteri descritti consente alla Città di Roma di emanare leggi aventi la stessa “importanza” di quelle regionali.

Roma, area metropolitana da oltre 4 milioni di cittadini, e perciò quinta come dimensione in Europa, vedrebbe la possibilità di avere un rapporto tra istituzioni e cittadini molto più diretto di quello odierno, reso asfittico dalla attuale mancanza di effettiva devoluzione di poteri e compiti dal Comune ai Municipi.

Ma anche tutti gli aspetti amministrativi e di bilancio dovranno esseri rivisti in tutti i loro passaggi. Grazie alla riforma, la Capitale potrà avere accesso diretto ai fondi nazionali, senza intermediari ed in tempi più brevi. Dunque la capacità di spesa diventa essenziale per sfruttare questa semplificazione tramutando velocemente i finanziamenti in opere, lavoro, occupazione, rilancio delle attività.

 

Se l’esempio al quale, di fatto, ci si sta ispirando è quello delle grandi capitali europee (Londra, Parigi, Berlino, Barcellona) un passaggio non secondario riguarderà la sinergia pubblico/privato, risolta - in queste città capitali prese a riferimento – con una “governance duale” realizzando - solo per fare qualche esempio - partenariati tra pubblico e privato, la creazione di distretti di innovazione ed eco-sostenibilità, accordi e partecipazioni per la realizzazione di grandi eventi e per la riqualificazione urbana, per le infrastrutture e la mobilità metropolitana, per la promozione del city branding. Quest'ultima, per Roma, di importanza assoluta.

Tutto questo gestito direttamente: e, se il decentramento fosse correttamente impostato, spesso direttamente dai singoli municipi. Una rivoluzione: anche dal punto di vista della proposta e del controllo democratico che sarebbe possibile realizzare.

Non venitemi, perciò, a dire che le elezioni romane sono paragonabili a quelle di un qualsiasi altro grande o importante comune.

E non facciamo distrarre dalle liti di bottega. Il potere che verrà attribuito con queste elezioni è qualcosa di assolutamente nuovo nel panorama politico attuale.

* da nuovogiornalenazionale.com - 15 settembre 2021

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