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Gruppo
Cinque Terre
ECOLETTERA 76 – 1 luglio 2016
Editoriale 1: L’Accordo di Parigi non
manterrà l’aumento delle temperature globali entro i 2 gradi
Secondo lo studio “Paris Agreement climate proposals need a boost to keep warming well below
2 °C” pubblicato su Nature da un team di ricercatori europei, sudafricani,
brasiliani, cinesi ed australiani, guidato dagli scienziati dell’International
Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Vienna, l’impegno dei singoli
Paesi a ridurre le emissioni di gas serra dovrebbero essere rafforzate per
limitare i futuri cambiamenti climatici ben al di sotto del limite dei 2° C
compreso nell’Accordo di Parigi». Infatti lo studio evidenzia che gli impegni
presi a Parigi nel dicembre 2015 porterebbero ad aumento della temperatura
globale di 2,6 – 3,1° C entro la fine
del secolo e che la quantità carbonio che permetterebbe di limitare il
riscaldamento globale mantenendosi al di sotto dei 2° C potrebbe essere emessa
già entro il 2030. (da greenreport.it ) leggi
Editoriale 2: Il mondo del petrolio
nel caos
La situazione disperata dei
Petro-Stati. Con un modello aziendale ormai superato, le economie basate sul
petrolio si buttano verso l’ignoto. Fanno pena, poveri petro-stati. Un tempo
erano così ricchi, grazie alle vendite di petrolio, che potevano finanziare
guerre, mega-progetti, e simultaneamente programmi sociali a casa propria. E
adesso sono afflitti da conflitti interni o si trovano sull’orlo del collasso,
mentre il prezzo del petrolio rimane disastrosamente basso. A differenza di
altri paesi, che finanziano i loro governi soprattutto con le tasse, i
petro-stati possono far conto solo sulle rendite del petrolio e del gas
naturale. La Russia, per esempio, ottiene circa il 50% degli introiti in questo
modo; la Nigeria il 60%, e l’Arabia Saudita addirittura il 90%. Quando il
prezzo del petrolio era di 100 o più dollari al barile questi paesi potevano
finanziare progetti governativi sontuosi e offrire assistenza sociale,
assicurandosi così un vasto sostegno popolare. Ora, con il petrolio sceso
stabilmente a meno di 50$ al barile, si vedono costretti a contenere la spesa
pubblica e a fronteggiare un crescente malcontento locale, che si può
trasformare in aperta rivolta. Al picco delle loro fortune i petro-stati hanno
giocato un ruolo esagerato negli affari mondiali. ( Michael T. Klare.
Traduzione e adattamento di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis) leggi
Editoriale 3: Referendum: Grazie a tutti/e… e adesso si conta!
Con il firma day del weekend scorso
e la fine del mese di giugno si è chiusa la campagna di raccolta firme per i
referendum sociali. Sono stati tre mesi intensi, che hanno visto una
straordinaria partecipazione. Vogliamo dar voce ai cittadini sui temi più
importanti per il presente e il futuro, vogliamo che siano loro a decidere
quale scuola offrire ai propri figli, in quale ambiente farli vivere e quali
servizi debbano essere sempre loro garantiti. Per questo motivo abbiamo creato
una piattaforma di sindacati e movimenti che vogliono opporsi alla “cattiva
scuola” del governo Renzi, ai piani di costruzione di nuovi inceneritori e alla
possibilità di trivellare per terra e per mare non curanti della salute del
nostro territorio, e alla volontà di rendere l’acqua e i beni comuni una merce
da monetizzare. Tutto questo è stata la posta in palio di questi 90 giorni.
Banchetti sotto la pioggia o un sole cocente, iniziative speciali, assemblee,
incontri: molto è stato fatto e molto ci sarà ancora da fare. Perché adesso noi
contiamo le firme, speranzosi di aver raggiunto l’obiettivo. Poi dovremo
ricominciare, di nuovo. Perché la sfida non finisce qua. 29 giugno 2016 leggi
La rivoluzione futura e possibile
Del voto amministrativo quello che non sembrano avere colto opinionisti,
istituti di ricerca, sondaggisti vari, è l’elemento di rivolta che si consolida
e fa da filo conduttore di tutti gli appuntamenti degli ultimi 4 anni. Si
conferma che ormai non esiste più una destra od una sinistra che si scontrano,
ma che la popolazione è ormai divisa fra chi partecipa del governo a tutti i
livelli (statali, parastatali, locali ..) e gode della solidità sociale ed
economica conseguente e chi no e quindi paga economicamente, socialmente ed
umanamente il privilegio di altri. Singolare che a Roma come a Torino l’unica
zona dove ha prevalso il PD è quella ricca o benestante del Centro. L’attuale
PD di Renzi ed ancora di più il Partito della Nazione progettato non sono altro
che l’organica strutturazione di una cooperativa di interessi più o meno forti
a mutua tutela ed argine nei confronti di chi è fuori del giro. Una grossa
minoranza, spesso coesa ma sempre una minoranza. Ecco perché per il futuro
necessitano di una riforma della Costituzione e dell’Italicum: con una elezione
proporzionale non avrebbero mai la maggioranza. ( di Giovanni Chiambretto ) leggi
A quando l’Onda verde? Appello
L’accordo di Parigi sul clima è già
dimenticato. È giunta l’ora di promuovere azioni di disobbedienza (sit-in,
occupazioni, blocchi ferroviari…) contro le trivellazioni, le centrali a
carbone, le raffinerie… E le loro banche. Alex Zanotelli, missionario comboniano,
da sempre nelle lotte dei movimenti di base – negli slum di Nairobi come a
Scampìa, dove vive ora -, ha scritto questo appello in occasione della Giornata
mondiale dell’ambiente. Per adesioni: appelloclima@gmail.com.
Sono già trascorsi sei mesi dal
vertice sul clima di Parigi (Cop21),
nel quale i potenti del mondo si erano accordati di tenere la temperatura del
pianeta sotto un grado e mezzo per evitare il disastro ecologico. L’accordo raggiunto era stato osannato come
“l’accordo del secolo”. (Alex Zanotelli su comune-info.net ) leggi
Il lato oscuro del carbone irrompe tra gli azionisti
Enel
Sono passate inosservate alcune
parole di Francesco Starace, amministratore delegato dell’Enel, all’ultima
assemblea degli azionisti, il 26 maggio a Roma. «Ci è noto che in passato ci
sono state violazioni dei diritti umani» in una regione mineraria colombiana,
ha detto: «Andremo di persone a verificare e se vedremo cose che non ci
piacciono usciremo dalla Colombia». Importante: è un impegno annunciato in via
ufficiale, agli azionisti (anche se pochi media l’hanno ripreso: forse non
capivano di cosa stesse parlando). Starace stava parlando del Cesar, Colombia
nord-occidentale, regione con catene montagnose e vallate agricole, e grandi
miniere di carbone. Privatizzate alla fine degli anni ’80, le miniere sono in
concessione alla compagnia Drummond (Usa) e a Prodeco (controllata da Glencore,
compagnia anglo-svizzera). Il carbone estratto nel Cesar fa quasi metà della
produzione colombiana, circa 80 milioni di tonnellate l’anno; trasportato ad
alcuni porti sulla costa del Caribe, prende tutto la via dell’export. E in
parte arriva in Italia, importato da Enel per alcune delle sue centrali
elettriche. Starace stava rispondendo alle domande di un’azionista, per la
precisione una rappresentante di Re:Common, là per segnalare che nella regione del Cesar sono
avvenute violenze e abusi contro i lavoratori e la popolazione.. (Marina Forti
su www.terraterraonline.org ) leggi
Comuni rinnovabili 2016: L’innovazione nei territori per un futuro
energetico rinnovabile
Il mondo dell’energia sta cambiando velocemente, in Europa e nel mondo, con
fenomeni nuovi e inaspettati, come la crescita esponenziale dell’energia pulita
in paesi come quelli asiatici e del Centro America. In questo contesto,
l’Italia è al centro del cambiamento: in 10 anni, infatti, la crescita delle
fonti rinnovabili ha portato il contributo rispetto ai consumi dal 15 al 35,5%,
grazie a un modello di produzione distribuito nel territorio con oltre 850mila
impianti diffusi da Nord a Sud, dalle aree interne alle grandi città. In 2.660
Comuni l’energia elettrica pulita prodotta supera quella consumata. Sono 39 i Comuni “100% rinnovabili”, dove le
energie pulite soddisfano tutti i consumi e riducono le bollette di cittadini e
imprese Premiati i Comuni di Val di Vizze (BZ) e San Lorenzo Bellizzi (CS). E
cinque parchi per la spinta alle rinnovabili nei territori. Legambiente: “I
successi dei Comuni rinnovabili dimostrano che l’obiettivo 50% da rinnovabili è
possibile. Ma occorre liberare l’autoproduzione e spingere l’innovazione nei
progetti e nelle reti” (da legambiente.it )
leggi
Il mezzo corazzato più costoso al mondo? È italiano ed
è il più scarso
Con due atti successivi, il governo italiano ha deliberato di acquistare
249 e poi 381 blindati (erroneamente definiti da molti giornali carri armati) Freccia,
per un totale di 630 mezzi. Quanto ci costano? 6.8 milioni a blindato. Più
di un teutonico Leopard II. 5.74 milioni di dollari. Più di un
celeberrimo americano Abrams m1a2, da 6.2 a 4 milioni di dollari, o meno se
comprato come “usato garantito” Piu di un avanzatissimo israeliano Merkava
IV. 4.5 milioni di dollari Piu’ di un corazzatissimo inglese Challenger
2. 4.2 milioni di sterline. Sono i migliori mezzi blindati occidentali in
circolazione, i più potenti e sofisticati, con i sistemi di offesa e difesa più
costosi e complessi. Possono resistere a qualunque cosa o quasi Hanno cannoni
precisissimi. Sistemi avanzatissimi di stabilizzazione del tiro, motori da 1500
cavalli, corazze stratificate e reattive, insomma stanno al Freccia come una
Jaguar sta ad un pulmino Volkswagen. A questo punto, credo ci aspetteremmo
una via di mezzo tra la macchina di Batman e l’astronave di capitan Harlock.
Invece no. I veicoli in questione non sono in grado difendere i soldati che
trasportano in caso di attacco con bazooka, missili spalleggiati o grossi
calibri. Breve sintesi: L’Italia ha quindi deciso di dotarsi del più caro
veicolo blindato del mondo e, probabilmente, di tutti i tempi e un ragazzino
con un qualunque residuato bellico e’ in grado di bucarlo. ( da ilfattoquotidiano.it ) leggi
Spagna:
Elezioni, chi ha vinto e chi ha perso
Che cosa
rimane delle nuove elezioni politiche di domenica, che hanno lasciato il paese
ingovernabile quasi come prima. Domenica 26 giugno si è votato in Spagna per rinnovare le due
camere del Parlamento, sei mesi dopo le ultime elezioni che non avevano prodotto alcuna
maggioranza. I risultati sono stati sorprendenti, se confrontati con i sondaggi
pre-elettorali e con gli exit poll diffusi dai giornali spagnoli subito dopo la
chiusura dei seggi: uno dei partiti che erano dati più in difficoltà, il
Partito Popolare (PP) del primo ministro uscente Mariano Rajoy, ha migliorato
il suo risultato di dicembre, guadagnando 14 seggi rispetto ad allora. Al
contrario la forza politica che si pensava potesse fare grandi passi avanti,
Unidos Podemos – una coalizione formata da Podemos e dal partito di sinistra Izquiera
Unida – ha ottenuto nel complesso gli stessi seggi delle ultime elezioni,
in cui i due partiti erano separati, deludendo le enormi aspettative dei
suoi sostenitori. Unidos Podemos ha ottenuto 71 seggi. (da ilpost.it ) leggi
Spagna: «Manuale di istruzioni» per
comprendere Podemos
Nelle società capitalistiche il dissenso
viene gestito e controllato. In Spagna la piazza trovò la ferma posizione dei
due partiti al potere. Il messaggio nei confronti degli indignados fu: «queste
cose si risolvono in parlamento». Podemos ha preso la palla al balzo, provando
a veicolare il malcontento in un partito con una chiara aspirazione
maggioritaria. In un cinema multisala di Madrid nei pressi della Puerta del Sol, il centro
della capitale spagnola, viene proiettato da qualche giorno un documentario di
due ore dal titolo «Política, manual de instrucciones». È la storia di Podemos:
dal 2014, con il congresso di Vistalegre fino alle elezioni del dicembre 2015
quando Podemos entrò per la prima volta nel parlamento spagnolo come terzo
partito dopo Pp e Psoe. Per due anni il regista Fernando León de Aranoa ha puntato le sue telecamere su tutto quanto
avveniva nel partito ( Simone Pieranni da il
manifesto.it ) leggi
Brexit, il piano di Londra: abbattere le tasse alle imprese al 15%. “Ma il
Regno Unito non sarà un paradiso fiscale”
Il programma del cancelliere dello
scacchiere Osborne pubblicato dal Financial Times: fisco più leggero del 5% per
le aziende. Ma anche sostegno per il credito, canali commerciali bilaterali
(soprattutto con la Cina) e spinta sulle opere pubbliche. L'Ocse invita alla
calma: "Ci sono barriere pratiche e di politica nazionale". Un piano
di cinque punti per contrastare
lo scenario negativo della Brexit.
A scriverlo è stato il cancelliere dello scacchiere britannico George Osborne, in sostanza il
ministro delle Finanze. E tra quei cinque punti c’è anche
una decisione che potrebbe rovesciare la situazione di incertezza
trasformandola in un’opportunità per il Regno
Unito: portare le tasse sulle
imprese al 15 per cento abbattendolo dall’attuale
20% in modo da attrarre realtà aziendali. A scriverlo è il Financial
Times, che fa notare come questa mossa di dumping fiscale nei
confronti degli altri Paesi europei porterebbe la Gran Bretagna su livelli simili a quelli della vicina Irlanda
(dove le tasse per le imprese sono al 12,5 per cento). ( da ilfattoquotidiano.it ) leggi
Marocco, vietata “importazione,
esportazione, produzione e uso di sacchetti in plastica”
Dal 1°
luglio entra in vigore l'attesa legge sullo stop ai sacchetti di plastica. Una
legge che mette il il Marocco ai primi posti nella lotta ai sacchetti in vista
della Marrakech Climate Change Conference (Cop22) di novembre. Per chi i non
rispetterà la nuova norma sono previste pesanti sanzioni. È notizia di qualche
giorno fa che il Ministero dell'Interno marocchino si sta dando un gran da fare
per trasmettere e far recapitare tempestivamente ai wali (l'equivalente dei
nostri presidenti di regione, nominati direttamente da re Mohammed VI), a tutte
le prefetture (aree urbane) e alle provincie (aree rurali) il testo della nova
legge e un messaggio che gli invita ad attivarsi concretamente per far
rispettare il divieto. ( Luigi Vendola
su ecodallecitta.it ) leggi
La foto del giorno: ATAC di Roma: «I peggiori trasporti pubblici
d’Europa» secondo lo Spiegel. Il parco bus ammonta ufficialmente a 1980
vetture, ma di fatto ne esistono solo 1410. Dove siano finite le altre 570, è
un mistero che a nessuno è dato conoscere. Le perdite per l’azienda sono enormi: al
momento si registra un debito di 1,5 miliardi di euro. leggi
VIDEO ARCHIVIO
Musica per l’Artico: Ludovico
Einaudi al piano fra i ghiacci unendosi all’appello firmato da quasi 8 milioni
di persone per chiedere alla comunità internazionale di sottoscrivere al più
presto un accordo che protegga l’Artico dallo sfruttamento e dai cambiamenti
climatici. vedi
*
Il punto di vista del
Gruppo Cinque Terre:
Frammenti di riflessione politica per il nuovo anno ( Giovanni Chiambretto e Massimo Marino ) Gennaio 2016 leggi
Quello
che possiamo fare - Documento annuale del GCT. ( Piero Aimasso - Anna Andorno - Giovanni
Chiambretto - Maurizio Di Gregorio -
Massimo Marino ) - 1 giugno 2015 leggi
*
ECOLETTERA del Gruppo Cinque Terre vi
segnala ogni 15 giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti
del gruppo o ad altri link
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