Nel 2023 l’Ue ha raggiunto traguardi incoraggianti: il calo delle emissioni di CO2 (8%) e l’incremento della produzione di energia rinnovabile (17 gigawatt per le turbine eoliche e 56 per i pannelli solari). Tuttavia, non è ancora abbastanza
di Antonio Zoccano *
Nel 2023, la transizione ecologica in Europa
ha raggiunto un traguardo importante. Secondo Crea - Center for Research on Energy and Clean
Air, le emissioni di CO2 sono diminuite dell’8% rispetto
all’anno precedente: si tratta del calo più importante registrato dopo il
lockdown del 2020. Ciò è stato possibile, tra le varia cause, grazie
all’incremento della produzione di energia pulita: lo scorso
anno l’Unione ha raggiunto livelli record per le installazioni di impianti
fotovoltaici, eolici (17 gigawatt di nuove turbine eoliche e di 56 gigawatt di
pannelli solari).
Inoltre, a dare grande
supporto alla transizione green è anche l’Eu Ets (Exchange Trade System) Carbon System: un
sistema di scambio di quote di emissioni avviato nel 2005 con l’obiettivo
di incentivare la riduzione di gas serra prodotti dai
principali attori inquinanti; in questo modo, le imprese possono
acquistare quote di emissione, limitate da un tetto massimo fissato
dall’Ue. Circa il 45% delle emissioni europee è regolato dall’Ets e, lo scorso
anno, l’Ue ha istituito un secondo Ets per includere alcuni settori
precedentemente esclusi entro il 2027. Tuttavia, questa tipologia di Ets
prevede una clausola che abbassa notevolmente il prezzo delle quote qualora
questo superasse i 45 euro per tonnellata nei primi 3 anni.
Il sistema, fulcro del
programma europeo Fit for 55 (che prevede prima la contrazione
delle emissioni del 55% entro il 2030, rispetto al 1990, per raggiungere
successivamente l’obiettivo zero emissioni entro il 2050), ha già prodotto
importanti risultati, avendo contribuito nella riduzione del 47% dei gas serra prodotti da impianti elettrici
e industriali dal 2005.
Secondo la Commissione
Europea, la produzione di anidride carbonica regolamentata dall’Eu
Ets è calata del 15,5% rispetto l’anno precedente.
Il settore dove si è registrato il maggiore calo è quello energetico (-24%
rispetto al 2022), mentre nelle industrie ad alta intensità energetica
l’incremento di efficienza nella produzione metallurgica e di cemento ha
contribuito alla contrazione del 7% delle emissioni. Questo calo si è
registrato in un periodo di continuo ribasso dei prezzi delle quote di scambio,
che hanno raggiunto il minimo a febbraio 2024 (quando si è toccata la soglia
dei 50 euro).
E intanto, cresce la
produzione di rinnovabili. Come osserva il rapporto annuale del think tank
indipendente Ember, l’energia elettrica eolica prodotta
in Ue ha superato per la prima volta quella ricavata dal gas fossile raggiungendo
quota 18% (+13% in un anno); il mix eolico-fotovoltaico ha raggiunto il 27%.
Tra i casi più virtuosi figurano la Germania, che ha prodotto 141 TWh da pale e
turbine eoliche, la Danimarca, che produce il 58% dell’elettricità proprio sfruttando
il vento, e la Svezia, che vanta il livello pro-capite più elevato.
Ma la strada è ancora
lunga. Come osserva l’Eea nel suo ultimo report Trend
and Emissions 2023, l’Unione Europea ha visto calare le sue emissioni
nette del 31% nel periodo 1990-2022. Tuttavia,
si stima che le politiche d’oggi ridurranno la produzione di gas serra entro il
2030 solo del 43%, dato inferiore rispetto all’obiettivo ambizioso del 55%. Il
traguardo sarebbe più vicino se venissero implementate le politiche pianificate,
non ancora attuate (si arriverebbe alla riduzione del 48%). Tuttavia, ancora
non sarebbe sufficiente.
Secondo l’ottavo rapporto
sullo Stato energetico dell’Unione, infatti, occorre triplicare la velocità con cui ridurre le emissioni rispetto
a quanto fatto in precedenza per adempiere ai propri obiettivi climatici.
Inoltre, le imminenti elezioni europee e le proteste degli agricoltori stanno
causando non pochi problemi all’approvazione e all’attuazione delle politiche del Green Deal. Su tutti,
spiccano il veto alla Legge sul Ripristino della Natura da parte del Consiglio
dell’Unione Europea, e il taglio da parte del Consiglio di vincoli ambientali
nell’erogazione di sussidi all’agricoltura, responsabile dell’11% delle
emissioni europee. Lo stesso settore agricolo, che ha ridotto il proprio
impatto ambientale, negli ultimi anni ha visto rallentare il tasso di
decarbonizzazione.
Inoltre, nel settore
dei trasporti la decarbonizzazione non si è affatto
concretizzata. Secondo la Commissione Europea, infatti, il trasporto aereo ha
visto un incremento delle emissioni del 10% circa rispetto al 2022, complice la
ripresa del settore a seguito della forte contrazione avvenuta durante il
periodo pandemico. Nell’industria automobilistica, invece,
l’Eca (Corte dei conti europea) ha recentemente dichiarato che le
emissioni reali del settore non sono calate nell’ultimo decennio; i produttori
hanno sfruttato lacune nei requisiti dei test di laboratorio, creando così un
divario enorme con le emissioni reali, cioè quelle dei veicoli su strada. Solo
dopo il Dieselgate, che coinvolse Volkswagen nel 2015, sono
stati implementati nuovi test di laboratorio, più realistici; tuttavia, il
divario tra laboratorio e guida reale è rimasto elevato. Si stima che le
emissioni dei veicoli a diesel sia rimasto costante, mentre sono calate
leggermente per le auto a benzina (-4,6%).
Dunque, l’Europa sta
compiendo importanti sforzi verso la decarbonizzazione e la transizione
energetica. Tuttavia, per adempiere agli obiettivi
fissati servirà maggiore impegno. E l’interesse è
elevatissimo, perché l’Europa è il continente che si sta riscaldando
più rapidamente a livello globale. E le conseguenze sono già ben
visibili, sia sul piano sociale che su quello economico.
* da www.lasvolta.it - 6 maggio 2024
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