Nella prima metà del Novecento durava 100 giorni in media, ora 70: inizia
dopo e finisce prima
Negli ultimi
cento anni in Nuova Zelanda l’inverno si è accorciato di un mese, secondo l’Istituto
nazionale di ricerca sull’acqua e l’atmosfera (NIWA) del paese. Per “inverno”
in questo caso non si intende la stagione astronomica, quella legata al numero
di ore di luce giornaliere, ma si intende quel periodo dell’anno in cui le
condizioni climatiche sono quelle che tipicamente si associano a questa
stagione: temperature molto basse, gelate e nevicate. Secondo gli scienziati
del NIWA nell’ultimo secolo l’inizio di questi fenomeni meteorologici si è via
via ritardato e la loro fine si è anticipata, e oggi rispetto a cento anni fa
il periodo in cui si verificano è più corto di un mese.
In Nuova
Zelanda, nell’emisfero australe, l’inverno astronomico comincia all’inizio
di giugno, finisce alla fine di agosto ed è lungo 92 giorni: può nevicare e ci
possono essere temperature minime fino a -7°C durante la notte. Brett
Mullan del NIWA ha definito come giornata invernale dal punto di vista
meteorologico una in cui la temperatura media è minore di 9°C, e poi ha
studiato i registri storici degli anni tra il 1909 e il 1938 e quelli tra il
1987 e il 2016 relativi a sette diverse regioni della Nuova Zelanda.
Analizzando i dati storici ha calcolato che tra il 1909 e il 1938 ogni anno ci
furono in media 100 giorni con condizioni meteorologiche invernali, contro i
soli 70 degli ultimi trent’anni.
Mullan ha
notato che comunque il periodo invernale può variare molto di anno in anno: nel
2016 ad esempio giugno fu molto caldo, e si ebbero condizioni invernali solo
tra luglio e agosto; nel 2017 invece è stato agosto a essere molto caldo e
giugno invernale. Un altro dato riscontrato da Mullan è il numero di gelate
durante l’inverno: anche quello è diminuito nel tempo.
La contrazione
dell’inverno meteorologico non è un fenomeno solo neozelandese: anche negli Stati Uniti l’inverno si è accorciato
di un mese secondo gli studiosi del clima. Secondo le previsioni di Mullan
l’inverno continuerà ad accorciarsi anche in futuro e le temperature medie ad
alzarsi. Questi cambiamenti probabilmente avranno delle conseguenze sulla
produzione di kiwi, frutta di cui la Nuova Zelanda è il primo esportatore
mondiale: il nord del paese sta diventando troppo caldo per coltivarli. Per
l’agricoltura in generale l’aumento delle temperature ha l’effetto positivo di
far maturare più in fretta le piante, ma ha anche lo svantaggio di favorire la
riproduzione degli insetti infestanti, che l’inverno uccide.
Nella
foto:
Il lago Sarah, nell'Isola del Sud, in Nuova Zelanda, il 30 agosto 2004 (Getty
Images/FOTOPRESS/Ross Land)
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da www.ilpost.it – 10 novembre
2017
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