di Tino Oldani *
La settimana prossima Emmanuel Macron si recherà in Africa nel tentativo di fermare l'espulsione dei soldati francesi dalle ex colonie, e con essa la sua crescente perdita di influenza. Tappe del viaggio, quattro paesi: Angola, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo e Gabon. Un tour che viene considerato una risposta al recente viaggio in Africa di Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, che in gennaio è stato in Mali, Mauritania e Sudan, paesi dove Vladimir Putin ha ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con Macron, per sostituire l'influenza politica e militare russa a quella francese. Un duello geostrategico iniziato circa un anno fa, quasi in contemporanea con l'invasione dell'Ucraina, che in pochi mesi ha provocato una serie di sconfitte di Macron in Africa.
La più recente risale a domenica scorsa, quando in Burkina Faso, nel campo militare di Bila Zagré, i soldati francesi hanno ammainato per l'ultima volta la bandiera francese. Il governo militare di Ouagadougou, in gennaio, aveva dato loro un mese di tempo per lasciare il paese. Una cacciata vera e propria, che ha posto fine a una presenza francese nell'ex colonia che durava da 13 anni, ovvero da quando nel 2010 Parigi aveva inviato 400 soldati in appoggio all'esercito locale per combattere i terroristici islamici. Risultato: nonostante i militari francesi, i terroristi sono aumentati di numero e, dopo due colpi di Stato nel 2022, il governo locale, per contrastarli, ha accettato l'aiuto del gruppo Wagner, i mercenari russi organizzati da Evgenij Prigozin, amico fidato dello zar del Cremlino, noto con il soprannome di «cuoco di Putin». E benché il governo di Ouagadougou smentisca l'alleanza con il gruppo Wagner, ora nelle vie della capitale è possibile vedere sia i mercenari russi che le bandiere della Federazione russa.
Quella in Burkina Faso è la terza cacciata dei francesi dall'Africa, dopo le precedenti subite nel 2022 in Mali e Repubblica Centroafricana, pure queste ex colonie francesi che avevano chiesto aiuto a Parigi contro il terrorismo islamico, ma poi si sono rivolte al gruppo Wagner.
Un rovesciamento di linea talmente rapido da indurre gli analisti a prevedere un effetto domino su altre ex colonie francesi, quali il Ciad e il Niger. Quest'ultimo paese, uno dei più poveri, è il quinto al mondo per giacimenti di uranio, grazie ai quali la Francia ha finora alimentato le proprie centrali nucleari e considera strategica la presenza militare in Niger. Ma, stando alle cronache, l'Unione sindacale del Niger, che rappresenta diversi sindacati di lavoratori, ha chiesto al governo di cacciare “in breve tempo tutte le basi militari straniere” a seguito di un attentato che ha colpito un convoglio dell'esercito nigerino, uccidendo 50 soldati.
Il riferimento a più basi militari straniere si spiega con il fatto che in Niger sono presenti, insieme ai francesi, anche alcuni contingenti europei, tra cui uno dell'Italia, per garantire la stabilità e la sicurezza, essenziali per le imprese che estraggono l'uranio e contrastare il commercio dei migranti. Il contingente più numeroso in Niger è quello francese, circa mille soldati, di poco superiore al contingente di 900 unità che Parigi ha dislocato in Costa d'Avorio, uno dei paesi africani più ricchi di materie prime e di risorse naturali, dove le maggiori multinazionali francesi hanno enormi interessi e sono perciò maggiormente tutelate sul piano politico e militare. Guarda caso, alla vigilia del viaggio di Macron in altri paesi africani, il ministro francese della Difesa, Sébastien Lecornu, si è recato in Costa d'Avorio per la seconda volta in meno di un anno proprio per discutere della presenza militare francese.
In totale, la Francia ha tuttora 6mila militari dislocati nei paesi africani. Mentre in quelli più ricchi la presenza militare tiene, in quelli più poveri e resi instabili dal terrorismo e dalle lotte tribali, specie nel Sahel, l'influenza francese sta cedendo il passo al gruppo Wagner, cioè a Putin. In questa partita geostrategica, di fatto, lo zar del Cremlino sta operando in parallelo con la Cina di Xi Jinping, che però gioca le sue carte non con le armi, ma con la cooperazione economica, basata su investimenti e prestiti ingenti, con i quali si è già garantita il controllo di decine di paesi senza sparare un colpo. Putin, invece, fa il lavoro sporco con i mercenari Wagner, ai quali sta affiancando un'intensa propaganda mediatica anti-francese, che grazie al web viene molto seguita dai giovani africani.
Due media sostenuti ufficialmente dal Cremlino, come Russia Today e Sputnik, banditi dall'Europa dopo l'invasione dell'Ucraina, hanno concentrato la loro azione in Africa, con forti campagne contro la Francia, basate su fake news, e hanno trovato ascolto proprio nei tre paesi (Mali, Repubblica Centroafricana e Burkina Faso) che hanno appena cacciato i militari di Macron. In parallelo, i media francesi che avevano tentato di opporsi alla campagna denigratoria russa, sono stati messi a tacere: Radio International France è stata vietata in Mali e Burkina Faso, mentre France 24 è stata sospesa in Mali.
«Il gruppo Wagner è presente solo in due-tre paesi africani, ma il sentimento anti-francese alimentato dalla propaganda di Putin è dovunque», ha detto a Politico un funzionario del governo francese. Il rischio è un effetto domino, che sarebbe devastante per l'influenza e gli interessi francesi. Macron continua a dire che non bisogna umiliare Putin in Ucraina, ma in Africa è lo zar che lo sta facendo a pezzi. Un filmato di propaganda russo mostra i soldati del Mali e del Burkina Faso che combattono contro gli zombie francesi insieme ai mercenari Wagner, ai quali anche la Costa d'Avorio, alla fine, chiede aiuto. «Macron sta perdendo tempo con Putin», ha detto Volodymyr Zelensky. In Africa, intanto, ha perso molto di più.
* da italiaoggi.it - 24 febbraio 2023
leggi anche:
Federazione Mali-Burkina Faso: Una cartina tornasole del nuovo corso politico seguito da Bamako e Ouagadougou (da www.reportdifesa.it – 6 febbraio 2023)
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