30 giugno 2015

Energie rinnovabili: senza sussidi pubblici sole e vento costerebbero meno di petrolio e carbone



( di Maria Rita D'Orsogna su ilfattoquotidiano | 28 giugno 2015 )

 “il consumo di petrolio non può finire da qui a domani mattina” ( Matteo Renzi,  premier d’Italia )

“Sunshine is free. The cost advantage over fossil fuels will continue to increase” ( Jenny Chase, New Energy Finance )

E’ praticamente una ecatombe. Dalla scorsa estate sono scomparsi oltre 100.000 posti di lavoro nell’oil and gas in tutto il mondo. Il numero di trivelle continua a calare: nello scorso anno solo qui negli Usa mille pozzi sono stati chiusi perché non più economicamente fruttuosi. Ci sono ora “solo” 860 trivelle attive nel paese. Tutte le principali ditte hanno dovuto rivedere i propri progetti di trivellazione, a breve, a medio termine, con licenziamenti, fusioni, vendite, tagli. E questa ecatombe non riguarda solo gli Usa: si parla di licenziamenti nel Regno Unito, recessione in Alberta, Canada problemi di stabilità in Venezuela la cui economia dipende dai petroldollari, mancanza di manutenzione nei pozzi del Brasile.

E poi c’è la scienza – e il Papa! -che continuano a ricordarci che i cambiamenti climatici sono veri, e sono una cosa di oggi, fatta da noi, fatta dal troppo pompare e bruciare idrocarburi che ne soffriremo noi, i nostri figli ed il creato intero.
Questo tempo di cambiamenti così radicali per la geopolitica mondiale, e di presa di coscienza a livello cosi capillare, porta con se una opportunità enorme per la nostra generazione e per quelle che verranno. Si può e si deve avere il coraggio di cambiare il nostro modo di generare e di usare energia.
Le rinnovabili corrono, crescono, assieme ai migliori tentativi di migliorare la nostra efficienza energetica, nonostante tutti gli ostacoli seminati da petrolieri, lobby e speculatori  ciecamente aggrappati allo status quo.  Nonostante tutti i gufeggiamenti, il costo dell’energia sostenibile continua a scendere, ci sono investimenti e progressi nel creare batterie capaci di immagazzinare l’energia in eccesso, i villaggi indiani trovano nuova vita con soluzioni di energia solare low-tech, la Tesla ci fa sognare, la Germania ci mostra la strada maestra, e ogni giorno nei laboratori le migliori menti cercano di fare nuovi passi verso pannelli solari sempre più efficienti.
Non è più una questione di produrre energia, costi quel che costi e distruggi quel che distruggi, quanto invece come fare per gestire il tutto e perfezionare la nostra transizione verso l’energia sostenibile in modo fluido. E’ solo una questione di volontà.. E qui è il nocciolo della questione: usiamola questa crisi dei petrolieri del fracking contro quelli dell’Opec per “decidere” di guardare in grande, per programmare oltre le trivelle, e non per aggrapparci ai relitti del passato.

E’ facile: togliamo ogni forma di sussidio ai petrolieri – 550 miliardi di dollari nel 2014 a livello planetario.  Una cifra con troppi zero a ditte che non hanno fatto altro che avvelenare noi, le nostre democrazie, il pianeta.
Sì, il sole e il vento costano meno del petrolio e del carbone, se queste ultime non ricevessero i soldi delle nostre tasse. E nonostante tutto, a livello globale, il 28% dell’energia elettrica generata nel 2014 è stata dalle rinnovabili, che sono raddoppiate in soli dieci anni.

In Italia, secondo Legambiente, regaliamo circa 9 miliardi di dollari ai petrolieri ogni anno. Perché dobbiamo dare i nostri soldi pubblici all’Eni? Alla Schlumberger? Alla Shell? Di cosa esattamente in cambio? Di trivelle e di air-gun nei nostri mari? Di particelle tossiche nei nostri polmoni? Perché tutti questi sussidi non li diamo invece alle rinnovabili, alla scuola, alla sanità, alle opportunità per i giovani invece? Mistero.

Ancora, gli analisti finanziari ricordano che negli anni a venire i costi delle rinnovabili caleranno ancora, rendendole ancora più accessibili. Specie nei paesi in via di sviluppo il solare e il vento a microscala faranno la parte da leone per quanto riguarda i nuovi investimenti, eclissando quelli nel petrolio, carbone e nucleare.
Ecco, io credo che non ci sia un momento più propizio di questo per “voler” cambiare: il supporto pubblico, la tecnologia, i risvolti economici, gli esempi ci sono tutti. E da questo punto di vista l’Italia non manca di niente. Basta solo volerlo ed essere seri. E se veramente lo si vuole, caro Matteo Renzi, se inizia a seminare e a programmare, invece che bucare, ce la facciamo molto prima di quanto lei non possa pensare.

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